Il Dipartimento britannico per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali (FERA) si era opposto alla moratoria sull’uso dei neonicotinoidi in attesa dei risultati di uno studio sul campo che aveva commissionato. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ne ha appena pubblicato la “peer-review“. Il FERA, un’agenzia del Ministero dell’agricoltura, pubblicava a fine marzo il rapporto di Thompson et al. e iniziavano le perplessità. Partiva dall’ipotesi che i neonicotinoidi presentano un “basso rischio”, e la confermava.
Eppure
Lo studio era limitato dall’assenza di replicazione e dalla variazione tra i siti – per esempio temperatura, piante alternative disponibili, tempi di fioritura, nonché esposizione ai neonicotinoidi nei tre siti – dovuta all’ampia area bottinata dalle colonie.
Le conclusioni contraddicevano la maggioranza delle ricerche, per esempio questa, uscita l’anno scorso su Science. La Commissione Europea chiedeva pertanto all’EFSA di esaminarla alla luce delle raccomandazioni che aveva fatto in precedenza. Il giudizio non è esattamente lusinghiero:
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Lo studio FERA ha considerato soltanto una coltura, la colza, e due dei prodotti per la protezione delle piante autorizzati nel Regno Unito, uno contenente clothianidin e l’altro imidacloprid. Inoltre i siti e le zone circostanti riflettono un piccolo campione delle condizioni agricole del Regno Unito e non quelle del resto dell’Unione.
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Due importanti vie di esposizione – polveri e guttazione – non sono state considerate …
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Studi sui bombi non si possono usare per capire i rischi corsi da api mellifere e da altri impollinatori, date le differenze significative tra le specie.
Come se non bastasse, l’EFSA identifica “incoerenze e contraddizioni riguardanti gli scopi dello studio”, nota che il sito con le colonie di api che doveva fare da “controllo” era stato contaminato con un altro neonicotinoide, il thiamethoxam, e solleva dubbi sulle statistiche usate e sulla loro interpretazione.
Una bella lezione di metodo che gli autori forse non si meritano. Hanno descritto per primi i limiti del proprio lavoro e pubblicato tutti i dati registrati, anche quando rendono dubbie le loro conclusioni. Ci è venuto il sospetto che il FERA abbia vincolato tempi e portata della ricerca per rassicurare qualche lobby, come ha fatto per anni sminuendo le ricerche su api e neonicotinoidi svolte in altri paesi dell’Unione. Avremmo voluto fugarlo, sul sito del FERA da ieri non troviamo più né rapporto di Thompson et al. né la sua presentazione…
Source: Os, pubblicato da Sylvie Coyaud su 6 giugno 2013
http://oggiscienza.wordpress.com/2013/06/06/la-perfida-albione-prende-a…
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